La settimana scorsa il 62,1 % degli irlandesi ha detto “sì” all’estensione del diritto di contrarre matrimonio alle persone omosessuali.
22 stato del mondo(contando per uno gli Stati Uniti, in realtà sono legali in 38 stati su 50) ad adottare i matrimoni gay, ma primo a farlo attraverso una consultazione referendaria.
Già questo pone una questione di non poco conto, anche da un punto di vista meramente riformista: dell’esito positivo del referendum ci si potrebbe anche rallegrare, perchè la totale privazione di diritti in quanto persone dello stesso sesso non rende la vita proprio facile, e, piaccia o meno, in una società statuale i diritti di coppia si acquisiscono tramite il matrimonio, quindi se questi diritti vengono estesi ben venga. Ma un diritto fondamentale può essere appeso alla volontà della maggioranza ? Le costituzioni moderne non dovrebbero servire a sottrarre all’arbitrio della maggioranza i diritti e le libertà delle minoranze, siano esse politiche, sociali, etniche o sessuali ? Il fatto che il governo irlandese addirittura si rivendichi la modalità con cui le nozze gay sono state introdotte in Irlanda fa capire che forse volontà principale era lavarsi le mani dalla questione e non rischiare di giocare d’azzardo rischiando di perdere voti se il paese non fosse stato abbastanza “maturo”. Strategia che in Italia si conosce bene in maniera opposta, quando il PCI partecipò molto timidamente alla campagna referendaria per il NO all’abrogazione della legge che introduceva il divorzio, perchè non voleva “guerre di religione” credendo che la maggioranza degli italiani(compresa una parte non indifferente dell’elettorato comunista) fosse contraria al divorzio.
E’ ovvio che la comunità LGBT irlandese, nelle sue componenti più visibili, sia in festa, per i motivi di cui sopra. Il riconoscimento del diritto a contrarre matrimonio toglie una cappa di invisibilità sugli omosessuali irlandesi, come dimostrano i festeggiamenti pubblici per le strade di Dublino.
Però rimane il fatto di cui sopra: hai chiesto alla maggioranza il diritto ad esercitare un diritto. Nel puro spirito di quel regime classista, razzista e sessista di maschi purosangue proprietari terrieri che era la democrazia ateniese. Ringraziamo la maggioranza che ci concede il diritto che la nostra unione venga riconosciuta e che ci concede gli stessi diritti di cui lei gode.
Ma dietro questa questione di fondo, se ne pongono altre due di non poco conto: perchè ormai in molti paesi europei l’estensione dell’istituto matrimoniale è appoggiata, o quantomeno non osteggiata, da partiti di tradizione cristiano-democratica quando non conservatrice ? E perchè è così innocuo tanto da essere accettato, il matrimonio gay in Irlanda, rispetto ad un diritto in cui essa è ancora fanalino di coda dell’UE, più indietro rispetto alla nostra Repubblica Vaticana, cioè quello all’interruzione volontaria di gravidanza?
Il primo problema è stato espresso perfettamente nelle parole pronunciate da David Cameron nel 2011, quando affermò: ‘I don’t support gay marriage in spite of being a Conservative. I support hay marriage because I am a Conservative. Legalizzare il matrimonio omosessuale è una regolamentazione: un’entità conservatrice (un individuo, un gruppo di individui, un’istituzione) non ha in realtà un grande interesse per il sesso delle persone contraenti un matrimonio -se lo ha è un interesse infantile, dettato spesso da convinzioni in qualche modo più religiose e istintive che altro (‘religiose’ e ‘istintive’ in senso ampio). Ciò per cui ha interesse, invece, è il mantenimento delle condizioni su cui il suo stesso sistema (lo Stato) si regge, che è l’istituzione matrimoniale come patto legale tra due (e, in questo caso, non più di due) persone, attraverso cui la pluralità della popolazione può essere pensata per ordini e categorie. Ciò che importa è che la modalità di creazione dei rapporti sia controllata- e il controllo è l’altra faccia della legittimazione legale. Regolamentare vuol dire preservare questa condizione di cose.
Il punto particolare delle nozze gay siè parte di un più ampio discorso sui modi di costruire e gestire un rapporto erotico/sentimentale, su che limitazioni mettere, su come gestire la vita, etc. Inoltre, nel dibattito sulle nozze gay i sessi rimangono intesi come due, gettando fuori dalla finestra tutta la serie di sessualità altre o non meglio definibili. Semplificare, in questo senso, vuol dire individuare, e dunque separare. Separare una specifica lotta da un insieme più problematico di antagonismo; e così molte persone saranno invitate a non porsi più una gran quantità di domande che potrebbero nuocere al corrente assetto istituzionale: avranno davanti a loro la scelta chiara e apparentemente naturale della coppia e del matrimonio, regolamentato e garantito, e una gran parte di quelle forze che spingono in direzioni radicali e diverse andranno perdute. Questo è in tutto un divide et impera.
Quello che più di tutto preme a Cameron, molto probabilmente, è proprio questo: una gran quantità di individui, gay e lesbiche, che non troverebbe riscontro al proprio immaginario mutuato dalle relazioni eterosessuali(immaginario mutuato più per abitudine e trasmissione culturale che per scelta consapevole) all’interno delle istituzioni, guarderebbero ad altri modelli. Insomma, se lo Stato le tiene fuori, loro rimangono fuori dallo Stato e dal loro potere.
Non c’è cosa più coerente per un conservatore, ormai che gli omosessuali non li puoi più relegare nelle soffitte o nelle cantine, dargli il “diritto di sposarsi”, istituzione legale che in realtà comporta anche una serie non indifferente di doveri, riportandoli sotto il controllo, la categorizzazione amministrativa e il potere dello Stato.
Piuttosto che accettare forme relazionali auto-costruite, molto meglio dare riscontro istituzionale e cooptare una comunità nelle strutture di potere.
Il secondo quesito, neanche tanto slegato dal primo: perchè i diritti riproduttivi perdono e i diritti omosessuali vincono?
L’attuale legislazione irlandese in materia di aborto è stata modificata dopo il caso di Savita Halappanavar, cittadina di origine indiana, deceduta il 28 ottobre 2012 allo University Hospital of Galway in seguito alla negazione di un aborto terapeutico. Savita, incinta di 17 settimane, è morta di setticemia a 31 anni. I medici si sono rifiutati di interrompere la gravidanza, in quanto riscontravano ancora un battito cardiaco nel feto.
La legislazione così modificata prevede l’interruzione di gravidanza solo in caso di pericolo di vita della madre, ma non in caso di generico pericolo per la sua salute. E’ chiaro a tutti che il confine tra le due situazioni è alquanto labile.
Di fatto, l’Irlanda è l’unico paese europeo a non concedere in alcun caso il diritto all’interruzione VOLONTARIA della gravidanza. Negazione sancita dalla sua stessa costituzione, in cui è presente un articolo che difende la vita fin dal suo concepimento.
Quindi la risposta: “il matrimonio egualitario riguarda l’amore, il romanticismo, il coinvolgimento in una coppia, mettere su casa, farsi una famiglia. La gente ama! Ama! Ma il matrimonio egualitario significa anche legare l’amore ai valori della famiglia, allargare un’istituzione conservatrice che ha già perso molto del suo potere coercitivo sulla società e che per milioni di persone è diventata solo un’opzione. (le persone marginalizzate ottengono l’accesso quando qualcosa è diventato di minor valore, ecco perché oggi le donne possono essere critiche d’arte e le persone afroamericane vincono premi di poesia). Lungi dal costituire una minaccia al matrimonio, come sostengono gli oppositori religiosi, consentire alle persone omosessuali di sposarsi dà all’istituzione un aggiornamento di cui ha molto bisogno, e fa in modo che le persone LGBT non rappresentino una minaccia per lo status quo: anziché dei pedofili promiscui e insegnanti di ginnastica single, i gay e le lesbiche sono i vostri vicini che comprano i mobili da Ikea e fanno il barbecue in giardino.
I diritti riproduttivi [contraccezione, aborto] al contrario, riguardano il sesso – la libertà sessuale, l’opposto del matrimonio – in tutto il loro splendore caotico e incontrollato.
Sostituiscono l’immagine della donna casta, della madre che si sacrifica e che dipende dall’uomo con quella della donna indipendente, che ha rapporti sessuali e probabilmente nessuna voglia di sacrificarsi. Non importa che la contraccezione sia indispensabile per la vita moderna, che l’aborto preceda di migliaia di anni la rivoluzione sessuale, che un sacco di donne che abortiscono sono sposate o che la maggior parte (60%) di loro siano già madri. La contraccezione e l’aborto permettono alle donne – e, in misura minore, agli uomini – di fare sesso senza punizione, ovvero ciò che viene chiamato anche “responsabilità”. E la nostra cultura puritana risponde: “dovrai pagare per quel piacere, sgualdrina”.
Il matrimonio omosessuale è presentato come voluto dagli uomini. Le coppie lesbiche costituiscono la maggior parte dei matrimoni omosessuali, ma la stessa espressione “matrimonio gay” lo fa apparire come un tema di interesse maschile. Ciò lo rende una cosa di interesse per tutti, perché tutto ciò che è maschile è di interesse generale. Sebbene molte persone che hanno combattuto per il matrimonio omosessuale siano attiviste e avvocate lesbiche, gli uomini gay hanno parecchio potere sociale ed economico, e lo hanno usato in maniera efficace per far diventare la causa un fatto mainstream.
I diritti riproduttivi [la contraccezione, l’aborto], invece, hanno a che fare, inevitabilmente, con le donne. La misoginia diffusa ovunque significa che non solo quei diritti siano stigmatizzati – insieme alle donne che li esercitano – ma che gli uomini non li vedano poi come chissà quanto importanti, mentre le donne hanno un potere sociale limitato per promuoverli. E questo potere è messo facilmente in pericolo da un’identificazione troppo forte con qualunque cosa non sia la versione più blanda del femminismo. Non ci sono amministratrici delegate di grosse compagnie a versare milioni per i diritti riproduttivi o a minacciare di trasferire la propria azienda se uno stato smantella l’accesso all’aborto. E tranne poche eccezioni,anche le vip più famose si tengono ben alla larga dalla questione.
Il matrimonio egualitario interessa tutte le classi sociali. Chiunque può avere un figlio LGBT, e ogni genitore di qualsiasi appartenenza politica vuole, com’è ovvio, che i/le propri/e figlio abbiano le stesse opportunità di tutti gli altri. Allo stesso modo, qualsiasi donna potrebbe trovarsi ad aver bisogno di abortire, ma forse non tutte se ne rendono conto. Se si punta solo a migliorare le pratiche di controllo delle nascite, ciò significa che le donne benestanti e istruite potranno controllare molto bene la propria fertilità con l’aiuto di un medico privato – certamente meglio delle donne che si affidano alle strutture pubbliche – e che potranno abortire se ne avranno bisogno. Sono le donne con reddito basso ad essere pesantemente danneggiate dalle restrizioni sull’aborto – e da quando in qua i loro problemi sono in cima alla lista di priorità delle classi medie e alte?
Il matrimonio egualitario non costa nulla alla società e non toglie potere a nessuno. Nessuno è stato in grado di sostenere in modo convincente che il matrimonio gay danneggi in qualche modo il matrimonio etero. Invece i diritti riproduttivi hanno un costo: si deve prevedere inevitabilmente un finanziamento pubblico. (“Se vuoi divertirti, divertiti, ma non chiedere a me di pagare il conto” ha dichiarato un legislatore del New Hapshire nel tentativo di tagliare i fondi sulla contraccezione). Inoltre, la contraccezione e l’aborto conferiscono potere alle donne e lo tolgono ad altre persone: i genitori, i datori di lavoro, il clero e gli uomini.
Col matrimonio egualitario nessuno ci perde. Ma molte persone, incluse quelle che si definiscono pro-choice, credono che con l’aborto qualcuno perda: l’embrione o il feto. Devi avere una considerazione altissima delle donne per stare dalla parte della donna incinta, con tutte le sue inevitabili complessità e manchevolezze, anziché dalla parte della potenzialità, così pura, del futuro bambino.
Il matrimonio egualitario è una cosa meravigliosa, un importante diritto civile che conferisce dignità a un gruppo di persone che prima ne era escluso. Nel corso del tempo, esso potrà incidere in qualche modo sulle convenzioni di genere del matrimonio eterosessuale, ma non porterà alcun cambiamento fondamentale nella nostra organizzazione sociale ed economica. I diritti riproduttivi, invece, sono inevitabilmente collegati al più ampio progetto del femminismo, che ha già destabilizzato ogni ambito della vita, dalla camera da letto alla sala riunioni del consiglio di amministrazione. Che cosa potrebbero esigere le donne, che cosa potrebbero realizzare, come potrebbero scegliere di vivere, se ogni donna avesse figli solo quando, e se, li vuole?”(virgolettato traduzione di articolo di Katha Pollitt su the Nation http://m.thenation.com/article/205049-theres-reason-gay-marriage-winning-while-abortion-rights-are-losing dal blog https://abbattoimuri.wordpress.com/2015/05/29/ce-un-motivo-se-mentre-il-matrimonio-omosessuale-vince-il-diritto-allaborto-perde/ ).
A.L.G. Elimo Ribelle